Lieve carenza di antitrombina e rischio di tromboembolia venosa ricorrente
La carenza di antitrombina, definita da livelli di antitrombina minori del 70%, è una delle principali condizioni di trombofilia associata a un aumentato rischio di tromboembolismo venoso ( VTE ).
Non sono disponibili dati prospettici circa il rischio di tromboembolia venosa ricorrente associata a livelli di antitrombina leggermente diminuiti ( 70-80% ).
823 pazienti con un primo episodio di tromboembolismo venoso ( età media 48.3 anni, 41.9% maschi ) sono stati stratificati in base ai livelli di antitrombina funzionale ( minore del 70%, 70-80%, maggiore dell’80% ) e sono stati seguiti per una media di 8.70 anni per valutare l'incidenza della ricorrenza di tromboembolismo venoso.
Il tromboembolismo venoso ricorrente si è verificato in 253 pazienti ( 3.53% per anno-paziente ).
Con la stratificazione per livelli di antitrombina, la ricorrenza di tromboembolismo venoso si è verificata in 19 pazienti con livelli di antitrombina minori del 70% ( 5.90% per anno-paziente ), in 20 pazienti con livelli di antitrombina dal 70% al 80% ( 5.35% per anno-paziente ) e in 214 pazienti con livelli di antitrombina superiori all’80% ( 3.31% per anno-paziente ).
Dopo aggiustamento per i principali fattori di rischio di tromboembolismo venoso e per la durata della terapia anticoagulante, il rischio di recidiva di tromboembolismo venoso è stato significativamente più alto nei pazienti con livelli di antitrombina minori del 70% ( hazard ratio, HR=3.48 ) e livelli di antitrombina dal 70% all’80% ( HR=2.40 ) rispetto ai pazienti con livelli di antitrombina superiori all’80%.
Quando la popolazione è stata stratificata in base alla presenza o all’assenza di fattori di rischio per l'evento indice, l'associazione è rimasta significativa solo nei pazienti con tromboembolismo venoso non-provocato.
In conclusione, la presenza di un lieve deficit di antitrombina ( 70-80% antitrombina ) nei pazienti con tromboembolismo venoso non-provocato è associata a un aumento significativo del rischio di recidiva e dovrebbe essere presa in considerazione quando è determinata la durata della prevenzione secondaria. ( Xagena2014 )
Di Minno MND et al, Circulation 2014; 129: 497-503
Emo2014